Nato a Roma nel 1952, ha studiato presso l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle arti. Qui ha seguito il corso di Alberto Ziveri legandosi a lui, più come modello che non nello stile pittorico, che ha sempre sviluppato autonomamente. Realista ma al limite del racconto onirico o autobiografico, ha precorso molte delle poetiche che, dagli anni Ottanta in poi, hanno rilanciato la pittura figurativa. Molto attento al sentimento che l’evoluzione della società suscita nei testimoni più attenti, ha unito alla pratica tradizionale della pittura ad olio anche il combinato di rilievi lignei che aumentano la presa spaziale della superficie pittorica. Ha insegnato nelle Accademie di Belle arti di Carrara, Frosinone e Roma, in quest’ultimo caso prendendo, a distanza di decenni, la stessa cattedra di Ziveri.
Sandro Bernardini, Forme e Contenuti
Due parole sulla “pittura di spessori”
Chi non abbia avuto la possibilità di vedere da vicino le tavole strutturate a livelli multipli sulle quali Sandro Bernardini da anni sta esercitando la sua pratica della pittura non può facilmente intendere il pregio di questo procedimento. Le parole che tentano di descriverlo possono, a loro volta, essere amiche insidiose, potrebbero fare velo oppure ostacolo alla vera comprensione dei suoi dipinti.
In mancanza di più concreti approcci, però, anche quello letterario è, comunque, un indizio utile.
Anzitutto, la novità del suo lavoro con gli spessori è davvero attraente perché la pittura ne viene esaltata, sia nella qualità materica sia nella sua capacità di indagare e rendere lo spazio. Questo associare il colore e il rilievo apre a molte possibilità di gettare sul mondo uno sguardo nuovo, non passivo. Soprattutto, certe soluzioni di pieno e vuoto (a volte intercambiabili) indirizzano verso un aspetto del cubismo davvero affascinante cioè il mistero di riuscire ad ottenere la fedeltà al reale (cioè la certezza di una verità dell’immagine) pur senza passare per l’imitazione meticolosa. In parole povere, quella grande libertà del linguaggio (che è soprattutto vera nella poesia) di servirsi di certi strumenti espressivi anche usandoli al contrario di ciò che, per convenzione, si è abituati a fare eppure ottenendo così un effetto potenziato. Tali possono essere i suoi passaggi dove le lacune e i rilievi si scambiano i ruoli, senza per questo che la rappresentazione si indebolisca. Anche nel cubismo – e soprattutto nelle sculture-assemblage- di Picasso -, si offre l’occasione di compiere questo salto interprertativo che lo spettatore è obbligato a fare rispetto alle consuetudini visive, fino a giungere a riconoscere in un insieme (molto diverso da ciò che gli era sino ad allora noto) e tuttavia prossimo all’esperienza che abbiamo del mondo circostante: così le sue chitarre,le bottiglie, poco verosimili eppure riconoscibili. Lo stesso Ziveri, maestro di Sandro, suggeriva come fosse soprattutto imporrante – nel definire la forma – il rapporto positivo-negativo e, aggiungeva “non mi importa quale sia il positivo e quale il negativo” purché il rapporto restasse esatto.
I contenuti
Un aspetto veramente significativo che produce la visione dei lavori di Sanrdo Bernardini, comunque, non riguarda tanto il discorso tecnico ma quello relativo ai contenuti.
Il pittore trova la sua ragione di lavoro nella forte partecipazione morale (e politica) alla vita in cui tutti siamo immersi. Spinta che lo ha portato a generare alcune serie di dipinti (vere suite, al modo della musica classica), tutte fortemente caratterizzate da un nucleo esistenziale: possono considerarsi veri drammi moderni. Forse, dell’eredità di Ziveri qualcosa che ama rivendicare, è proprio questo rapporto di coinvolgimento e di “compromissione affettiva” con la vita reale. Forse, questo lato di sensibilità sociale è proprio l’aspetto di Ziveri che ben pochi hanno riconosciuto e portato avanti (sebbene sia da considerarsi – in fondo – la vera giustificazione del realismo); Bernardini fa, invece, con naturale sincerità una pittura politica. Tutte le altre ambizioni di pittori “politici” per calcolo o vanità sono definitivamente crollate con il crollo delle idealità connesse alla politica reale ma in Bernardini risulta vigoroso ancora quel sentimento di appartenenza all’Umanità e di non rassegnazione all’oppressione dei più deboli che resta, probabilmente, l’unico modo ancora attuale per restare politici.
Dunque, ecco le narrazioni che a volte si compenetrano le une nelle altre, come successive metamorfosi. Davvero inediti quei temi, quei personaggi, quel modo di usare il consueto e l’inaspettato in una stessa scena. La genesi delle tavole è “antica”: disegni, bozzetti studi preparatori precedono e accompagnano la gestazione delle opere finali. Nella redazione delle grandi pale entra anche una fortissima manualità, un rapporto intenso con la materia, colorata o delle strutture, che è un modo straordinario di vivere una dimensione oggi spesso negata in favore della speculazione intellettuale.
Nello specifico del suo linguaggio, la lunga gestazione dei dipinti ha permesso a Sandro di elaborare suoi personalissimi simboli, metafore e presenze che, come le maschere del teatro, poi cominciano a parlare da sole, sino a inscenare inaspettati drammi all’interno di ciò che lui stesso ha creato.